Giorno 1 - Venerdí 27 luglio 2007
Km 34,0 - 2015 m. salita - 580 m. discesa
Bressanone - Albeins - Val di Funes - Rifugio Malga Brogles
Bressanone (m. 560), ore 09.30, parcheggio della discoteca "Max". Sono 15 i "devoti" che santificano con la loro presenza la 10a edizione del TorTour: ben 13 di essi sono reduci dall'edizione 2006 ed a loro si aggiungeranno 2 forzati del weekend che ci raggiungeranno ad Ortisei. Il tempo é splendido anche se le previsioni promettono acqua chissaquando sia per per sabato che lunedí: in ogni caso iniziamo ad apprezzare il caldo giá dalle prime battute, lungo la ciclabile (segnavia nr. 9) sulla riva destra dell'Isarco che percorriamo fino ad Albeins (m. 600).
Breve sosta alla fontana del paesino e poi inizia la salita vera sullo sterrato della Val Eores lungo le rive dell'omonimo torrente. Ci stiamo incuneando in direzione est verso il cuore delle Dolomiti: nella valle regna una quiete guastata solo parzialmente dalle alte temperature: cerchiamo di accompagnare sempre le ruote delle nostre bici attraverso le ombre sempre piú rade della vegetazione ai bordi del tracciato.
In localitá Schmied (m. 1245) incrociamo un altra strada asfaltata proveniente da destra : noi continuiamo dritti sul segnavia nr. 10.
La pendenza non fa sconti ed anzi ci presenta improvvisamente (Km 11,7) un tratto al 25%: sono poche centinaia di metri ma lasciano il segno.
Superato il tratto a spinta la strada torna a salire costante: sfiliamo difianco ad alcuni masi ed intravediamo alcuni caprioli sui prati dei ripidi pendii della valle. Il gps segnala che avanziamo quasi paralleli al percorso che affronteremo a breve, solo in direzione opposta e qualche centinaio di metri piú in alto sulla parte destra della vallata.
La vallata si apre, le Odle di Eores sono diventate da alcuni minuti una spettacolare presenza costante ogni qualvolta alziamo la testa: superato un laghetto ed una ultima serie di tornanti sterrati giungiamo (m. 1583 - Km 16,3) sulla strada provinciale asfaltata nr. 29 che sale al Passo Rodella. Solo poce centinaia di metri e poi, in localitá Fistil Boden (m. 1653) sulla destra entriamo in una strada forestale che con una serie di saliscendi punta dapprima verso ovest regalandoci alcuni scorsi dall'alto sulla vallata da poco risalita, poi ci riserva alcune gradite lamponaie che saccheggiamo con gusto, ed infine una discesa sterrata al termine della quale giungiamo a Colle (m. 1490). Lo spettacolo che qui si apre davanti a noi é veramente unico: le Odle di Geisler, senza alcuna nube che possa guastare le loro bellezza, ed ai loro piedi, ciliegina sulla torta, la chiesetta di San Giovanni.
Protagonisti di questa cartolina saliamo brevemente su strada asfaltata verso sinistra e poi presso Neujonis scendiamo lungo il segnavia nr. 32 e poi su strada asfaltata scendiamo a fondovalle (m. 1274 - Km 27,5) dove ci fermiamo per il pranzo.
Un piatto di spaghetti al pomodoro é il massimo che ci possiamo permettere per evitare di vomitare lungo la salita che ancora ci aspetta nel pomeriggio. Prima asfaltata, passando difianco alla chiesetta di San Giovanni, poi sullo strada forestale (segnavia nr. 28) che sale lungo il torrente Brogleser ed infine termina contro il pendio dove inizia il sentiero (m. 1714 - Km 32,0) che si arrampica fino al rifugio. Spingiamo per una mezz'ora abbondante le nostre bici lungo le ripidi rampe di terra battuta, sassi e radici. Alle nostre spalle, quando giriamo la testa, la vista spazia su Sass de Putia, Odle di Eores e di Geisler, Plose e distinguiamo chiaramente il Rifugio Genova e la Malga Casnago sull'altro versante della valle.
Usciti dal bosco lo spettacolo delle Odle che incombono sopra di noi alla nostra sinistra é veramente mozzafiato e ringraziamo le condizioni meteo favorevolissime per ammirarle in particolare.
Ancora un ultimo tratto a spinta, o pedalando per chi ancora ha energia da spendere, ed entriamo finalmente nel prato del Rifugio Malga Brogles (m. 2045 - Km 34,0).
Esausti ma premiati dallo splendido panorama ci godiamo ogni dettaglio dell'ambiente in cui il rifugio é incastonato e facciamo conoscenza con una coppia di bikers germanici su una dele rotte del Transalp, che arrivano al rifugio poco dopo di noi. Ci laviamo nel tronco di una fontana o nel lavandino in corridoio ed attendiamo di cenare : alle 18.30 la cena é servita da Caterina e le sue due compagne, le ragazze che mandano avanti l´attivitá. Una volta cenato, osservando dalla finestra le Odle tingersi del rosso del tramonto, ci resta il tempo per aiutare le ragazze in cucina a fare il burro per la colazione del giorno dopo: poi sprofondiamo nei letti-amaca per una notte che porterá un riposo agitato a tutti o quasi.
Giorno 2 - Sabato 28 luglio 2007
Km 51,0 - 2140 m. salita - 1915 m. discesa
Rifugio Malga Brogles - Ortisei - Saltria - Passo Duron - Canazei - Passo Pordoi
Alle 6.00 molti di noi sono giá svegli ma lo spettacolo dell'alba prima e la colazione che ti aspetti poi (abbondante e calorica al punto giusto, con il pane fresco morbidissimo (ma dove lo prendono ?)
riescono a mitigare quasi completamente le scorie lasciate dalla brutta nottata. Partiamo verso le 8.30 dal rifugio con il sottofondo musicale delle urla di incitamento che il malgaro riserva alle sue vacche e subito dobbiamo spingere le bici (segnavia nr. 35) lungo la rampa della mulattiera che porta a Passo Brogles (m. 2119): il fondo é composto da "ciotoli" di dimensioni mai visti.
Il sentiero procede poi in leggera salita verso il Rifugio Rasciesa, offrendoci sulla sinistra una vista sulla Val Gardena poi scende e risale nuovamente con una ripida rampa fino a giungere alla Forcella Valluzza (m. 2081). Il segnavia nr. 35 diventa ora una ripida forestale sterrata che dopo una serie
di tornanti ed un paio di passaggi sotto la seggio(lino)via Rasciesa incrocia la strada asfaltata sopra Ortisei. Sulla sinistra imbocchiamo un breve e ripido sentiero tecnico (segnavia nr. 9) che scende al Caffé Val d'Anna : qui imbocchiamo la passeggiata sterrata che scende difianco al torrente fino alla stazione a monte della cabinovia Seceda. Caffé di rito in un bar del centro del paese di Ortisei (m. 1242 - Km 12,2) e poi attraversiamo la strada provinciale nr. 242 di fondovalle ed iniziamo a pedalare in salita sul lato destro della valle in direzione dell'Alpe di Siusi lungo il segnavia nr. 18: sfiliamo di fianco ad alcune splendide case di vacanze ed entriamo nella Val de Iender che sale all'Alpe di Siusi. Il tempo é sempre dalla nostra parte nonostante le previsioni meteo che indicavano possibili piogge: la vallata é fresca e la salita in parte asfaltata (primo e ultimo tratto) ed in parte sterrata con una serie di 8 tornanti poco prima di arrivare in localitá Saltria (m. 1690). L'Alpe di Siusi, l'altopiano piú esteso d'Europa, con i sui pascoli, le malghe, la corona di vette che la delimitano, ha un suo fascino sempre particolare ed immutabile anche per chi non la visita certo per la prima volta. Decidiamo di proseguire e pranzare i cima alla salita: il segnavia da seguire é ora il nr. 8, asfaltato e quasi pianeggiante fino al Gasthof Tirler (m. 1741), sterrato e decisamente impegnativo fino al Dialer Seiser Alm Haus (m. 2145 - Km 25,5). Pranzare con gusto sotto i Denti di Terrarossa con vista su Sasso Piatto, Sasso Lungo, Gruppo del Sella, Catinaccio di Antermoia é una cosa per cui vale la pena vivere sopratutto quando sappiamo che a pancia piena ci aspetta una lunga discesa una volta superate le poche centinaia di metri che ci separano dal vicino Passo Duron (m. 2168) da cui si accede all'omonima valle. La sterrata (segnavia nr. 532) é un vero piacere per la guida e per gli occhi: dopo una serie di ripidi tornanti arriva un filante pianoro fino alla Malga Micheluzzi (m. 1860) in mezzo a pascoli verdissimi, malghe da cartolina e numerose sorgenti. La strada forestale si inclina poi decisamente verso Campitello di Fassa (m. 1445 - Km 36,3) dove, ricompattato il gruppo, attraversiamo la strada provinciale nr. 48 e proprio presso la stazione a valle della funivia del Col Rodella imbocchiamo la Passeggiata Soreghes lungo il torrente Avisio. Zigzagando tra famigliole in vacanze giungiamo quindi a Canazei (m. 1440) dove attacchiamo la seconda ed ultima salita del giorno lungo i 28 tornanti del Passo Pordoi. Caldo, fatica pregressa e gas di scarico di auto e moto non la rendono certo un'esperienza indimenticabile: arrivare al passo (m. 2239 - Km 51,0) lungo una delle salite piú famose del Giro d'Italia, é una piccola dose di autostima ma cementa la nostra convinzione che le nostre bici ed il rombare dei motori non vanno proprio d'accordo.
Non sono neanche le 17.00 e l'Hotel Savoia, dove passeremo la notte, dispone anche di sauna: per alcuni é un'occasione da non lasciarsi sfuggire, altri si accontentano di una lunga doccia calda, altri ancora aggiungono una passeggiata defaticante, dal momento che il temporale che ci ha minacciato nel corso della salita ha deciso di ritirarsi altrove.
Attendere comunque le ore 19.30 per cenare é una prova molto dura: quindi diventiamo gli indiscussi protagonisti del ricco buffet di verdure e ci abbuffiamo grazie ad un menú all'altezza mentre all'esterno cala una nebbia surreale da cui spuntano anche alcuni disorientati ciclisti.
I letti sono questa volta molto confortevoli : se qualcuno non riesce a prendere sonno subito la colpa é dell'esagerato appetito e dei grappini di contorno.
Giorno 3 - Domenica 29 luglio 2007
Km 46,0 - 1885 m. salita - 2040 m. discesa
Passo Pordoi - Viel del Pan - Porta Vescvo - Col d'Ornella - Renaz - Cherz - Passo Incisa - Rifugio Pralongiá - San Cassiano - Capanna Alpina - Col de Locia - Passo Limo - Rifugio Lavarella
La giornata inizia aprendo le tende della finestra direttamente sulla valle in direzione di Arabba da una parte e verso il sentiero che saliremo subito dopo colazione: il tempo é bello, anche se alcune nuvole minacciano di rovinarci chissaquando la giornata.
Colazione in linea con la cena ed alle 8.15 siamo giá operativi perché sará una giornata molto lunga e ricca di difficoltá.
Dal Rifugio Savoia seguiamo il segnavia nr. 601 fino al Rifugio Fedarola (m. 2370).
Il panorama é realmente impressionante : siamo ai piedi del Sass Becei e lo sguardo spazia ammirato a 360° su tutte le piú famose cime e catene dolomitiche, tutte raccolte in una fantastica cartolina senza prezzo.
In rigoroso senso antiorario ammiriamo in lontananza il Piz dles Conturines nel Gruppo del Fanes, la maestositá del Gruppo del Sella con i m. 3110 del Piz Boé, verso cui si stanno arrampicando gli sky runners che partecipano alla tappa di coppa del mondo, il Passo Sella sorvegliato dal Sasso Piatto e dal Sasso Lungo, lo Sciliar (in modalitá riflessa per chi come noi é abituato a vederlo sempre da Bolzano), il Catinaccio, la catena dei Monzoni ed infine i m. 3230 della ghiacciao (o ció che di esso ne rimane) della Marmolada.
Ci vuole qualche minuto per assimilare tutto questo bendidio panoramico ed imprimerlo per sempre nella memoria e su schede e nastri magnetici. Poi il lavoro ci chiama e riprendiamo a pedalare sul famoso sentiero Viel dal Pan/Bindelweg/Alta via delle Dolomiti: il fondo é molto buono in terra battuta, intervallata ogni tanto da rocce che ci costringono a scendere e spingere per evitare spiacevoli cadute verso destra dove il pendio non ci regalerebbe molte soddisfazioni in caso di caduta. Al cospetto della Marmolada saliamo fino al Rif. Viel dal Pan a m. 2432, poi di nuovo saliscendi spettacolari, in cui comunque prestare molta attenzione, con il Lago di Fedaia, laggiú a m. 2053, che sembra attendere un nostro passo falso. Un ultima ripida rampa sale sul crinale di Porta Vescovo (m. 2478 - Km 6,8) punto piú alto di questo tour. Altro lungo momento contemplativo su entrambi i lati e poi ci buttiamo a capofitto verso la Valle di Arabba e Livinallongo lungo la sterrata segnavia nr. 698, al bivi ocon il segnavia nr. 699 prendiamo quest'ultimo in salita verso destra e successivamente lasciamo definitivamente anche questo quando incrociamo il segnavia nr. 634 verso sinistra. Quando la sterrata termina presso la partenza di due impianti di risalita (uno dei due é quello che sale al Passo Padon) il segnavia si fa piú nascosto: aguzzando la vista lo ritroviamo tra l'erba sul lato destro della valle e lo seguiamo tra pini mughi e rododendri, poi di nuovo della vegetazione piú fitta, infine nella sterrata che scende ripida nel bosco sbucando infine a Col d'Ornella (m. 1551). Siamo nella Valle di Cordevole, zona di Livinallongo e Col di Lana, teatro e monte sacro della prima guerra mondiale e si realizza subito la differenza tra le ricche vallate trentine ed altoatesine e quest'area del Veneto. Prima del pranzo ci aspetta una fatica non da poco : scendiamo lungo l'asfalto verso sinistra fino al ponte sul torrente Cordevole (m. 1408 - Km 16,7) e da qui parte una rampa in salita fino al vecchio forte (ora ottimo ritorante) sulla strada provinciale nr. 48 che risaliamo verso sinistra in direzione Arabba solo per poco fino a Renaz (m. 1450). Sulla destra inizia la salita senza tregua che porta a Pralongiá: asfaltata fino a Cherz (m. 1650 - Km 20,3) poi sterrata segnavia nr. 1022 fino al Passo Incisa (m. 1925). Pranziamo qui proprio mentre arriva un breve rovescio temporalesco: restano quasi 200 m. di dislivello da fare fino alla cima del Pralongiá ma tanto la pedalabiltá di questo tratto é un'utopia anche a stomaco vuoto. La passeggiata forzata che affrontiamo appena fuori spiove ci serve invece per digerire: dal Rifugio Pralongiá (m. 2109 - Km 26,2) seguiamo il segnavia nr. 23 in direzione Corvara solo per poche centinaia di metri tra i prati fino ad incontrare la sterrata nr. 22 che scende a San Cassiano verso destra passando da Utia Saraghes (m. 1837), dove abbiamo solo il tempo di ammirare una curiosa fontana lignea. Difronte a noi vediamo distintamente la valle da risalire una volta a fondovalle ed ognuno si sta preparando psicologicamente alla scalata del pomeriggio.
La discesa sterrata termina definitivamente a San Cassiano (m. 1563 - Km 32,5) alla base della seggiovia del Piz Surega. Saliamo a destra in direzione Passo Falzarego e dopo localitá Armentarola troviamo a sinistra la deviazione per Capanna Alpina (m. 1720 - Km 36,5) campo base per la partenza verso il Col de Locia. Siamo a conoscenza di dover spingere le bici ma quando il segnavia nr. 11 inizia ad arrampicarsi tra le rocce bianche tra Fanes e Lagazuoi la realtá supera l'immaginazione. In 2,4 Km si sale di 350 m. di dislivello : oltre alla pendenza media, frutto della matematica, si aggiungono passaggi tecnicamente difficili anche a piedi. Diventiamo il bersaglio di curiositá ("dove andate ? da dove venite ?"), attestati di stima ("mi sa che ve ne pentirete piú avanti"), rassicurazioni ("manca ancora il pezzo piú brutto") degli escursionisti a piedi che almeno sono l'occasione per rifiatare. Effettivamente guardando verso l'alto non veniamo rassicurati : il sentiero é incollato alla parete rocciosa e supera in brevi tratti dislivelli ragguardevoli. Quando sul sentiero intravediamo le stelle alpine capiamo che non puó mancare molto, ma gli ultimi duecento metri in cui saliamo di altrettanti metri di altitudine, sono veramente ai limiti dell'impresa cicloalpinistica.
Poi a Col de Locia (m. 2069 - Km 38,9) la scalata termina perché siamo finalmente all'inizio della valle incastonata tra le cime maestose del Fanes: un sentiero battuto risale la valle Le Gran Plan, attraversando ruscelli, distese di ghiaia bianca o antiche testimonianze di gigantesche frane rocciose fino a Ju dal'Ega (m. 2157) dove diventa sterrata. La bellezza del paesaggio che ci circonda é amplificata dal silenzio di questi luoghi : a Utia de Gran Fanes (m. 2097 - Km 43,8) la valle termina incrociando la Val di Fanes che risaliamo verso sinistra fino al Lago di Limo e al Passo di Limo (m. 2174) da cui si gode di un panorama eccezionale su tutte le cime dei Piz e dei Sass protagonisti di questo unico anfiteatro naturale. Mancano solo un paio di tornanti che scendono lungo la vecchia strada militare fino al Rifugio Fanes (m. 2060) ed infine al successivo bivio a sinistra (segnavia nr. 7) fino al Rifugio Lavarella (m. 2042 - Km 46,0). Il rifugio e malghe che lo circondano sono il terminale di un pianoro ricco di pascoli e sorgenti del torrente Ru d'al Plan ed ammirare lo spettacolo prima e dopo cena diventa quasi un obbligo.
L'ultimo giro di grappe coincide con l'inizio della pioggia e coricarsi con il pensiero che il giorno seguente pedaleremo sotto l'acqua non favorisce sonni tranquilli (o forse il problema é nuovamente la pancia piena ?).
Giorno 4 - Lunedí 30 luglio 2007
Km 76,0 - 1510 m. salita - 2960 m. discesa
Rifugio Lavarella - Rifugio Pederú - San Vigilio di Marebbe - Piccolino - San Martino in Badia - Longiarú - Passo de Goma - Passo Erbe - Luson - Bressanone
Alla malinconia fisiologica dell'ultimo giorno si aggiunge quella provocata dallo sguardo fuori dalla finestra al risveglio: durante la notte ha imperversato un temporale, sta ancora piovendo e non fa proprio caldo. Mestamente, preparati ad inzupparci, facciamo colazione e quando usciamo dal rifugio, ancora incerti se attendere che spiova o partire comunque subito, tiriamo un sospiro di sollievo vedendo che il cielo sopra di noi é macchiato da grandi squarci di sereno.
In pochi minuti siamo tutti pronti per sfruttare il momento propizio e quindi alle ore 8.20 si parte lungo la discesa della strada militare (segnavia nr. 7) che porta a fondovalle. Il Col Bechei fa capolino e poi si nasconde di nuovo continuamente dietro una coltre di nubi ma la pioggia ci risparmia per la spettacolare discesa che come sempre regala scorsi da cartolina ad ogni tornante. Dal parcheggio del Rifugio Pederú (m. 1548 - Km 7,4) parte il sentiero che scende a S. Vigilio parallelo alla strada asfaltata: sono km e km di puro divertimento su terra battuta, sterrata, bosco, radici che rendono ancora piú tecnica la guida. E' quasi impossibile credere che a pochi metri da dove passano le auto possa esserci un sentiero cosi bello da fare in discesa ! Usciti indenni dall'incontro con un cavallo impazzito sfuggito dal maneggio che si trova poco fuori il paese, entriamo quindi in S. Vigilio di Marebbe (m. 1191 - Km 19,8) dove ci riaccoglie la civiltá del turismo di cui non sentivamo la mancanza. Nel frattempo il cielo é completamente sereno e limpido e si preannuncia quindi una bellissima giornata.
Scendiamo sull'asfalto della strada provinciale nr. 43 in direzione Longega ma appena superata la localitá Mantena (m. 1119) attraversiamo a sinistra un ponte sul Ru d'al Plan ed iniziamo a salire sulla forestale Tru dal Maza. Dopo il culmine della salita (m. 1304 - Km 25,2) il percorso inizia a scendere verso la Val Badia: il fondo é umido per la recente pioggia, i tratti stretti e tecnici sono comunque filanti e permettono un buon divertimento alla guida. Al termine della discesa usciamo dal bosco nel pressi di un nuovo impianto di risalita che sale verso Ju, quindi seguiamo il segnavia nr. 21 fino a Piccolino (m. 1113 - Km 28,5).
Dobbiamo ora attraversare la strada nr. 244 di fondovalle della Val Badia ed iniziare l'ultima severa fatica del tour e salire fino a quota m. 2100. Iniziamo risalendo dalla parte opposta della valle fino a S. Martino in Badia (m. 1104). Rifornimenti di provviste e via di nuovo lungo la strada asfaltata nr. 57 (al bivio per il Passo delle Erbe tenere la destra) che sale a Longiarú lungo l'omonima valle. A Longiarú (m. 1408 - Km 35,0) la strada (segnavia nr. 9) si impenna decisamente tra i colori : pascoli verdissimi, cielo azzurro intenso, marrone scuro dei masi di questa valle, alcuni risalenti ad oltre 700 anni fa ed il bianco delle rocce che ci osservano. Ad un tornante abbiamo il Gruppo del Fanes neglio occhi ed a quello successivo pedaliamo fronte al Gruppo del Puez ed alle Odle mentre sulla destra svetta il Sass de Putia. La strada asfaltata intorno ai 1750 m. di altitudine diventa sterrata ma la pendenza non cambia e continua a dare sempre poco respiro attraverso i pascoli verso Ütia Vaciara. Superata quota m. 2000 lasciamo la sterrata verso destra e spingiamo a fatica la bici per qualche centinaio di metri lungo il segnavia nr. 35 che attraversa il pascolo: ancora qualche centinaio siamo finalmente al Passo de Goma (m. 2111) ai piedi del Sass del Puta e da qui si gode di un panorama mozzafiato, un ulteriore occasione per contemplare la bellezza di questi luoghi e della natura che vi regna sovrana.
La discesa lungo il segnavia nr. 8b non nasconde particolari insidie, diventa subito scorrevole e si trasforma in breve in un bianca sterrata che conduce a Ütia de Goma (m. 2030), Ormai il passo é lí, lo intravediamo, ma ci aspetta una sorpresa poco gradita: un tratto a spinta di almeno 15 minuti, tra rocce e radici alla base del Sass de Putia per arrivare infine esausti al Munt de Fornela (m. 2067). Ancora qualche centinaia di metri sulla sterrata nr. 8a e arriviamo al Passo delle Erbe (m. 2006) : si respira aria da fine impresa, i visi sono stanchi ma soddisfatti, il cielo é limpidissimo, il cibo a Ütia de Borz é di nostro gradimento, vorremmo fermarci a prendere un po' si sole ma non é ancora finita perché ci aspettano quasi 30 Km di discesa verso Bressanone. Scendiamo lungo la strada provinciale nr. 29 fino al bivio per Luson, quindi giriamo a destra ed inizia una lunghissima e velocissima discesa asfaltata sul segnavia nr. 1 fino a Luson (m. 980). Ci restano ancora parecchi km di asfalto fino alla meta finale, alcuni dei quali in piano ed alcuni addirittura in leggera salita: nel cilindro troviamo le ultime forze per spingere ancora sui pedali, poi finalmente la salita finisce davvero ed un avolta per tutte.
Verso il basso vediamo la Rienza, l'altopiano di Naz Sciaves, finalmente Bressanone (m. 570 - Km 76,0) dove arriviamo dopo alle 16.30.
E' veramente finita, ce l'abbiamo fatta anche questa volta, esausti ma ancora piú ricchi dentro, perché quest'esperienza di materiale per la mente e per il cuore ce ne ha regalato tantissimo.
Il TorTour del decennale non poteva andare meglio: il meteo ci ha voluto bene, non abbiamo avuto incidenti di rilievo, é stato davvero un buon gruppo, i Monti Pallidi ci hanno abbracciato, coccolato, fatto sentire parte di loro.
Alla prossima ... come sempre.
Max